sabato 15 ottobre 2011

MAURIZIO ANDREUCCETTI a smalltown boy


"..di quelli che hanno battuto una craniata e dimenticato dove hanno parcheggiato l'ufo.."

1 - sottolinei che desideri tenere un profilo basso. Con i creativi o è un vezzo, o è molto strano..

Prima di essere un creativo, prima di qualsiasi definizione, sono Maurizio, e Maurizio da 35 anni ama stare dietro le quinte, da sempre, qualunque sia il contesto in cui si trova. Sazio il mio egocentrismo scaricando sulla carta: una necessità che mi ha permesso di non cannibalizzarmi, e allo stesso tempo di trasformarla in un lavoro. In questo, sono stato molto fortunato.
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2 - siamo tutti cresciuti in un piccolo centro. Sappiamo come va. "Andamo a fà una partitella.." No, ragazzi, io sto disegnando una scolla.. Ti sei mai sentito un po alienato?

Completamente alieno/ato! Di quelli che hanno battuto una craniata e dimenticato dove hanno parcheggiato l’UFO. Quando ero piccolo, la vivevo come una condanna. Col tempo ho capito che aver vissuto in parallelo alla vita reale è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, nonché l’unica strada percorribile. Non ho mai cercato di assomigliare a nessuno, salvo le prime, embrionali influenze. E devo dire che una volta abbassata la guardia, ho scoperto intorno a me curiosità, rispetto ed interesse, non solo verso quello che faccio, ma anche verso chi sono. Questa stessa intervista ne è la dimostrazione.

3 - Per l'Italia il settore in cui ti muovi è forse il maggior motivo di prestigio internazionale. Perché tutto questo affannarsi a relegare l'arte del fashion-design alla voce "frivolezze"?

Perché in Italia vale la regola fissa dell’arma di “distrazione” di massa: cosa c’è di meglio che dirottare l’attenzione sulle bizzarrie con annesso Pourparler di un mondo surreale e perennemente in bilico fra bellezza e ridicolo? La Moda da sempre ne è complice e vittima. Complice, perché si tratta di un lavoro sovraesposto, basato sul concetto del lusso, che altro non è se non una necessità del tutto inutile e superflua che in pochi possono permettersi e molti criticare. Vittima, perché per quanto sia un enorme circo pieno di contraddizioni, è uno dei pochi settori ancora in grado di distinguerci nel mondo, oltre che un immenso imbuto di posti di lavoro. Noi Italiani sappiamo fare Moda.


4 - Tu lo frequenti. Noi no. L'ambiente della moda ha la fama di essere pestifero. Vero?

Un’immagine che credo renda perfettamente l’dea: ingoiare lamette. Quando arrivi a mandarle giù come se fossero Gummy Bear, allora vuol dire che hai tagliato i tuoi primi traguardi.

5- In genere si tratta di grandi ego, grandi personalità poco propense a far spazio ad altri. E i giovani talenti quanta pazienza devono avere?


Tutti i grandi coi quali ho lavorato, da Valentino a Karl Lagerfeld, da Pino Lancetti a Silvia Venturini Fendi o Lara Aragno Gigli, avevano in comune un ego smisurato, ma anche la grande qualità di poterselo permettere. E spesso, un’inaspettata umanità. Geniali. Sono i pesci piccoli i veri “piranha”. I giovani talenti devono imparare che per diventare qualcuno in un mondo talmente globalizzato da dare ormai anche alla sartina del piano di sopra i suoi 5 minuti scarsi di notorietà tramite networking, occorre avere una profonda, invincibile cultura dell’immagine, dello stile, ed esperienza. Tutte cose che non acquisisci limitandoti a prostituirti o vestirti griffato dalla testa ai piedi quel tanto che basta per sentirti “inside” un vero Fashionista. Non conta entrare in un posto, conta restarci, dando qualità al proprio lavoro.


Minimal Landscapes. collection Woman fall/winter '12

6- Lo stato della scuola italiana è quella che è.Per la moda invece? Ci vengono da lontano. Mica li deluderemo..

L’italiano è esterofilo, purtroppo. Temo che non verrebbe deluso nemmeno da una scimmia focomelica se venisse dalla Saint Martin’s School a fare la splendida negli Uffici Stile Italiani. Le Accademie di Moda italiane possono essere valide come possono non esserlo, dipende tutto da come spremerle al meglio per ottenere il massimo. Il problema non è tanto la Scuola quanto l’impatto con l’esterno. La capacità di chi è delegato ad assumere nel saper valutare il genio, spesso introverso e meno propenso all’autopromozione, ma con talento e capacità innegabili, in contrapposizione con chi ha imparato a sapersi vendere compensando la totale assenza di capacità. Purtroppo, come docente, ho sempre visto privilegiare la seconda categoria. Ma alla lunga il vero talento esce. Regola non valida per tutti, purtroppo, fortunatamente ci sono le eccezioni.

7- Con la tv bisogna fare i conti. E Project Runaway è un programma dove il talento c'è e si vede.. Una versione italiana non sarebbe uno stimolo al ricambio? Negli usa ha sfornato nomi che ora contano..

In Italia verrebbe banalizzato ad una brutta copia stereotipata e macchiettistica Version Gay 2.0 di Amici di Maria. Tremo alla sola idea di cosa sarebbero capaci le reti ammiraglie. In questo, l’America, coi suoi pregi e difetti, ci mangia la pappa sulla testa.
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8- Ho visto su fb le tue perplessità sull'utilità dei social. Prima ci frequentavamo vis-a-vis, ora dietro uno screen. Ma diciamocelo, sto grande animale sociale non lo sei mai stato. Almeno qui. Il contesto ideale per la socializzazione di Maurizio non lo abbiamo ancora inventato?

Il mio caro amico Stefano Sprecacenere mi ha definito una persona splendida, con un pessimo carattere. Ha ragione. Non sono caduto dal pero quando me lo ha detto, anzi, mi ha fatto sorridere. Sono schivo, con chi non conosco. Non mi piace mettermi in vetrina, ho pudore di me stesso, che poi è una frase/alibi perfetto per negare al mondo la mia timidezza. Amo comunicare attraverso il mio lavoro. Ho imparato ad accettarmi per quello che sono, in fondo "...ɐsɹǝʌıp ɐʌıʇʇǝdsoɹd ɐun ɐp oʇʇnʇ opǝʌ oı..." Scherzi a parte, il mio contesto ideale? Una cena su un terrazzo di mezza estate a Testaccio, in stile “Fate Ignoranti”, tanti amici, tante chiacchere senza grosse pretese intellettuali, piatti semplici. Per quanto demonizzi la parola, amo la normalità.

9- Se si è parenti, amici e amanti si fa prima, qua da noi. Vogliamo dire che la moda è l'unica isoletta felice? E che problemi hai avuto, se ne hai avuti?..

Ho vissuto tante vite girando intorno alla moda. E in ognuna di queste, la moda ha avuto significati diversi. Un sogno idilliaco ed idealizzato, quando appena adolescente conobbi Gianni Versace e decisi che un giorno sarei diventato Stilista. Allora non si chiamavano Designer. Un sogno molto diverso da quello originale ma pur sempre un sogno che andava realizzandosi man mano che mi addentravo nella realtà. Un incubo quando la moda mi ha talmente deluso da costringermi ad allontanarmene per la nausea che mi dava la moda stessa e si suoi addetti ai lavori. Un terribile senso di vuoto quando ho tentato invano di privarmene, per poi decidere di farla ritornare a far parte di me… è un po’ come andare sulle montagne russe. Sono cambiato io, è cambiata Lei. Adesso c’è la serenità di dire “i tempi non sono più quelli di una volta, l’adrenalina ha lasciato spazio alla compostezza, con o senza, l’importante è che io sia sereno”. La moda, a modo mio.

10- Ma qui siamo su Orbetellove. E secondo te, Orbetello sa che in molti ti considerano un talento? O nessuno è profeta in patria..

A Orbetello mi basta essere Maurizio. Che senso avrebbe “spararsi le pose” dove sei nato, con persone che ti conoscono fin da quando eri un bambino? Non l’ho mai fatto nei grandi contesti, figuriamoci qua. Anche se devo ammettere che molti amici del posto adorano sentirmi raccontare storie e gossip sull’ambiente, per loro è come se fossero delle favole, che li trasportano in luoghi esotici mai visitati. Io invece fantastico sulle loro vite e mi chiedo come sarebbe la mia se mi fossi risparmiato 15 anni magici, ma anche completamente folli!

foto di maurizio: Matteo Contu. Copyright All rights reserved.

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