domenica 23 ottobre 2011

storia di CIRO

Uno di questi giorni, otto anni fa, torniamo a casa dopo una bella cena per il compleanno di una cara amica (a proposito, auguri Silvia). Brutta serata: nuvoloni, vento, minaccia di temporale. Ma siamo stati bene, e ce ne andiamo a letto. Non so quante ore passano sino quando mi sveglio con l'impressione di aver sentito qualcosa. Probabilmente tre, quattro. E no, non mi sono sbagliato. Non é un sogno dovuto alla cena abbondante e a un paio di bicchieri di troppo. Un miagolio disperato. Non capisco ancora nemmeno bene la direzione di provenienza. Ma é un attimo. Raccatto qualcosa da mettermi e mi precipito giu per le scale. Ricordo però che in quei pochi secondi, c'era un pensiero che mi martellava: questo lo tengo. Non so ancora cos'é, com'é. So che stavolta la bestia che sta disperatamente chiedendo aiuto, lo sta chiedendo a me. Continuavo a pensare che non so come, non so da dove, ma qualcosa l'avesse spinto lì, sotto la mia finestra, raggomitolato sotto il mio scooter, disperato riparo da una serata metereologicamente infernale. Altre volte era successo di soccorrere un micino in difficoltà, tutto solo, che magari si era perso ()o era stato amabilmente scaricato, impaurito, affamato. Ma c'era sempre stato qualcuno con un giardino, o qualcuno che stava appunto cercando un gattino da adottare, o qualcuno con piu esperienza di me. Fatto sta che io sti gattini li avevo presi, soccorsi e dati via. Con mille precauzioni e rassicurazioni, ma sempre dati via.

Cerco perchè é buio, ma poi lo intravedo proprio lì, sotto lo scooter. Lo prendo e mi acccorgo che diversamente da altre volte quando si era reso necessario un vero e proprio safari, stavolta il micetto si fa prendere in collo e si acquatta sul mio braccio come se ci fosse sempre stato. Non ho niente, non sono affatto organizzato per questo tipo di imprevisto, tranne il solito tristissimo piattino di latte. Ma non manca molto al mattino. Perciò lo metto nel letto acccanto a me, lui si addormenta senza battere ciglio, probabilmente stremato,e io pure. Prima però penso: si chiama Ciro. Al mattino lo guardo bene: mi sembra il gattino piu qualsiasi del mondo. La persona che é con me sostiene che é un bellissimo gattino. A me sembra il gatto piu comune della terra. Non so ancora che per me Ciro si rivelerà tutt'altro che qualsiasi.


Non é passato nemmeno un mese e Ciro é scalmanato e già viziatissimo. Spesso non mangia le cose buonissime che gli compriamo. E io butto. Sino a quando, passando vicino a dei bidoni della spazzatura non tanto lontano da qui, vedo e rivedo piu volte un gatto randagio. Simpatatico, magrino. E penso: ecco dove andranno d'ora in poi gli scarti del signorino. Infatti puntualmente mi ritrovo con del cibo buonissimo, avanzato, a malapena annusato. Preparo il fagottino e vado a cercare il micetto randagio. Adagio la "pappa" in terra ed é un attimo: il micetto era solo il piu temerario a esporsi così sul ciglio della strada. Praticamente se ne materializzano non so quanti e non so da dove in un nano secondo. La pappa é buonissima, la fame é tanta, e io rimango impietrito davanati allo spettacolo di un paio di gattoni grandi e grossi che spazzolano tutto in un batter d'occhio, e non so quanti altri un po più pavidi, rimasti lì a smaniare a bocca asciutta. E' una fitta allo stomaco. Dovrò organizzarmi meglio, tipo acquistando qualcosina pure per gli altri, se voglio dare al micetto gli scarti di Ciro. Il resto lo sapete. Da otto anni, sole o pioggia, natale o ferragosto, febbre a trentanove o impegni ipellenti, ci sono loro, quei gatti dei bidoni, e nel frattempo molti altri ancora, che hanno bisogno di me, del mio aiuto.
E la mia vita é cambiata. Non avrei mai sognato di ritrovarmi inginocchiato tra la spazzatura puzzolente a cercare di rifilare un antibiotico, un gel cortisonico, una sterilizzazione preventiva, a un branco di gattacci malmessi. Nei momenti difficili, quando non hai voglia di alzarti dal letto, ci sono loro a fartelo fare: dipendono da te, sono a digiuno da 24 ore: se hai il coraggio rimettiti giu e riaddormentati, al calduccio. La cosa che credo di aver imparato, ed é per questo che ho deciso di scrivere di Ciro é che é bello un minuto, un'ora, un giorno ogni tanto, dedicarsi a qualcosa ,qualcuno che ha bisogno di aiuto. E' bello non cambiare strada, non fingere di non vedere.


E' bello: siamo animali sociali. Questo pensare solo a noi, al nostro orto, alla nostra famiglia e ai nostri tornaconti, non é nella nostra natura. Ce l'hanno imposto, ce l'hanno cucito addosso, culturalmente. Noi non siamo cosi. Non con le mie stesse modalità, non con la mia stessa intensità, ma te lo consiglierei. Pensa un attimo a quant'è che non fai qualcosa solo perchè ci guadagni, o perchè é la tua famiglia, o perchè perché. Ci sono i giorni che mi costa fatica. Ma a volte costa fatica andare in palestra, o o sbrigare le più elementari faccende in casa. Quei giorni ci sono. Ma é normale, é un attimo. Lo si vince.


Ma la mia vita è cambiata dopo Ciro. Credo in meglio. Ti consiglio di pensarci. Dopo un paio di mesi, perciò dicembre, decisi che mi scocciava lasciare solo Ciro ogni volta che dovevamo assentarci. Chiesi ad un'amica che amava i gatti se ne conosceva uno piccoletto come Ciro, per fargli compagnia, per giocare e dormire raggomitolati. Sono passati otto anni. Ciro e Tato si odiano come il primo giorno. E si tengono a distanza di sicurezza. E ogni tanto si tonfano selvaggiamente. Specie quando io mi dedico a uno anziché all'altro. Non esagero: si odiano. E io li adoro.


ciro appena trovato. Esattamente otto anni fa

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