lunedì 28 maggio 2012

PRESENTATORE A CHI?..


Ieri sera Sergio, un amico e saltuariamente collaboratore di Laguna Trend per ciò che concerne l'impianto scenografico, mi ha chiesto: "che ne pensi di quel presentatore.."?
 Penso, caro Sergio, quello che penseresti te se domattina arrivassi io e cominciassi a fare il tuo lavoro senza avere la più pallida idea di come cazzo si fa.
Penso quello che penseresti te di chiunque si improvvisi a fare il  lavoro  che tu hai imparato a fare con tempo, tenacia, sacrificio e pazienza, che hai affinato con l'esperienza, che hai dovuto fare, specie agli inizi, per due soldi, come spesso succede nella fase di apprendistato o come si dice nel caso di quelli che fanno il mio lavoro, durante il periodo della "gavetta".
Penso inoltre, a rischio di risultare spocchioso  (ma la mia storia mi fa fede) che il mio lavoro sia uno di quelli che hanno a che fare con l'intrattenimento, la comunicazione, lo spettacolo, e che perciò richiedano quel quid, quel qualcosa di speciale che ampollosamente chiamiameremo talento. Uno di quei lavori, perciò, che non tutti possono fare. Uno di quei lavori che dovrebbero essere lasciati fare a chi ha il talento per farlo, meglio se abbinato a tecnica e esperienza.

Certo, di presentatori sprovvisti del benchè minimo talento ve ne sono a bizzeffe anche in situazioni ultra-professionali (nei giorni scorsi da ste parti girava la Danieli: ecco, quella è una conduttrice/presentatrice clamorosamente sprovvista di qualsiasi cosa che al talento somigli pure solo remotamente). E ci può stare.
Ma il mestiere no, non deve mai mancare: almeno il mestiere, la tecnica, l'esperienza, quelli che si accumulano con gli studi, con gli anni, con le serate sfigate in cui devi fare il buffone davanti a 4 disperati, di serate a alto tasso alcolico (discoteche, per esempio) dove ti insultano e ti fischiano a prescindere, magari solo perchè è stata fermata la musica,  di giornate in cui devi fare l'intrattenitore due giorni dopo la morte di tua madre perchè non ci sono sostituti e il pubblico non ha colpa delle tue croci, di serate con un impianto audio da sagra di paese ma meno male che tu sai usare il diaframma e se poi sai pure parlare italiano correttamente certo non guasta etc etc., ecco: quel mestiere non deve MAI mancare. Per rispetto del pubblico. Pure di quei quattro gatti o degli ubriaconi fracichi di cui sopra. Mai.

Ricordiamo tutti (non con particolare piacere) della mia piccola, sgradevole querelle un anno fà con l'allora neo-insediata giunta, o parte di essa, per gli appunti che mi si mossero sulla cifra stilistica degli eventi da me ideati e organizzati. Capisci caro Sergio che ora io avrei voglia di dilungarmi su qualche improvvisazione di troppo, su qualche arraffazzonamento di troppo di cui ho preso visione in questi ultimi mesi, con la speranza che non fosse davvero quella la cifra stilistica che mi si consigliava (grazie no. Io a quei livelli di allegra festicciola da campeggio comunale credo di non esserci arrivato mai neppure quando ero un pivello, un novellino). Ma non mi dilungherò su quello: non ve n'è bisogno: parlano i fatti, e se non ti dispiace, parla il pubblico.
Ora: se vogliamo buttare tutto in vacca, se vogliamo accontentarci della festa strapaesana, se ci piaccioni i raccattati che una mattina si svegliano e s'inventano di essere intrattenitori, presentatori, animatori  e volemose tutti bene, va benone: ci stò. Magari mi diverto pure io. A patto che non mi si acciacchi i coglioni con la cifra stilistica dei miei eventi. Perchè con umiltà mi sento di dirti, caro Sergio, e pure senza tema di smentita, che su quel palco in piazza  c'è Maurizio Amadio, o c'è Alessandro Innocenti, o ci sono io, o semplicemente su quel palco non ci sono presentatori. Perciò riformula la tua domanda usando un termine più appropriato e io volentieri ti rispondo.

Originariamente pubblicato su TALK




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